Matteo Torretta e la sua cucina sartoriale

Ho avuto il piacere di conoscere lo chef Matteo Torretta alla Food Genius Academy, qui ho conseguito un master in Comunicazione e Critica Gastronomica.
Ne avrai già sentito parlare se ti appassiona il mondo gourmet, ma anche se segui trasmissioni come “Detto fatto” su Rai 2, dove ha cucinato gustose e facili ricette da rifare a casa, o Top Chef Italia, dove ha partecipato nel 2016 come concorrente professionista arrivando in finale.
Un cuoco che sicuramente non passa inosservato e che continua a far parlare di se e della sua cucina sartoriale.
Andiamo a conoscerlo!

Come hai iniziato a fare il cuoco?

Sono nato negli anni ’80 a Rho (MI), in periferia c’era poco da fare e io avevo poca voglia di studiare, devo ammetterlo! :D
Ti confesso che ho scelto l’Istituto Alberghiero perché c’erano poche materie teoriche, ma credo che l’esser cresciuto con mia nonna e sua sorella (DNA pugliese!) che avevano sempre le mani in pasta mi abbia inconsciamente guidato.

Quali sono state le esperienze personali e gli chef che ti hanno ispirato di più?

Dico sempre che tutte le esperienze servono, ogni chef con cui ho avuto la fortuna di lavorare mi ha trasmesso qualcosa. Penso che la formazione professionale e tecnica di una persona abbia vari step, questo lavoro evolve e lo fa sempre sulle basi che ti sei costruito lungo il tuo percorso.
Ho lavorato con grandi chef italiani come Carlo Cracco, Antonino Cannavacciuolo e Giancarlo Perbellini, con grandi chef francesi e spagnoli, tutti loro mi hanno dato qualcosa e hanno contribuito a creare quello che oggi è il mio stile di cucina.
Se devo dirti, però, quale esperienza mi è piaciuta di più è stata nei Paesi Baschi, con Martin Berasategui, 3 stelle Michelin, dove avrei dovuto passare qualche mese e invece sono rimasto quattro anni. Ci sono state un insieme di cose che mi hanno portato a restare lì tanto tempo, in primis ho conosciuto mia moglie, poi perché quel luogo mi è sempre sembrato Wonderland, c’è tutto: il mare, la montagna, buon cibo, cultura gastronomica e un immenso rispetto.
Una volta rientrato a Milano, sono stato lo chef del Savini per tre anni, poi sono stato in Sardegna a Pula, altri tre anni al Visconti Palace come chef e ora sono chef e patron del ristorate rooftop sospeso fra cielo e terra Asola, al The Brian&Barry Building in centro a Milano.

Hai l’aria di essere un ribelle. Una delle tue ultime follie?

(ride)

Allora, ultima mia pazzia…
Siccome sono un amante del gin tonic, ho aperto un cocktail bar con due grandissimi amici, Nicola Inserrato e Gianmatteo Leva. Il locale si chiama Gerry, in onore del padre di ognuno di noi, ed essendo tutti e tre un po’ vintage dentro, viviamo di grandi classici del passato, qui la mixology moderna non esiste! :D

Se non fossi diventato uno chef che lavoro avresti fatto?

Sicuramente avrei fatto comunque un lavoro nell’ambito dell’hotellerie, perché amo stare a contatto con la gente. O probabilmente avrei continuato il lavoro di mio padre, che è un grande fotografo naturalista. In ogni caso sarei sempre nell’ambito creativo, perché le regole o gli schemi mi sono sempre stati stretti, nonostante io sia molto metodico in cucina.

Cucinare è più tecnica o più cuore?

Più cuore tutta la vita! Io dico sempre che la tecnica è una conseguenza del pensiero. Tutte le ricette degli chef, secondo me, nascono così: si pensano e si fanno, poi vengono perfezionate nel tempo.

Come definiresti il tuo stile di cucina?

Penso che il mio stile di cucina sia molto mediterraneo, ma anche molto cosmopolita: non sono un fan del km zero, io voglio nella mia cucina tutti i prodotti migliori del mondo. Una cucina riconoscibile e solida.

Quali sono gli ingredienti necessari per essere un bravo chef?

Questo devi chiederlo ai miei colleghi! :D
Secondo me una grande qualità che deve avere uno chef oggi è essere anche un imprenditore, perché si dicono tante belle cose, ma alla fine ci troviamo in un momento storico in cui bisogna fare molta attenzione al fatturato.

 Quindi al ristorante Asola sei anche imprenditore oltre che chef?

Assolutamente sì! Asola è un progetto nato cinque anni fa, abbiamo la cucina a vista, è sempre un live. Facciamo il pranzo in versione business con piatti buoni ma rapidi e a prezzi contenuti, la sera invece è un ristorante gourmet a tutti gli effetti e ci sono tutti i passaggi da grande ristorante.

La stella Michelin è un obiettivo?

Sono dieci anni che si parla di me, ci sono sempre andato vicino e tuttora mi piacerebbe se arrivasse, ma è anche vero che non so cosa bisogna fare adesso per avere la stella, non capisco più quale sia la regola, sono sincero.

Se fossi tu una ricetta, di quali ingredienti saresti composto?

Sicuramente burro, sale e succo di limone: grassezza, sapidità e acidità! :)

Come di consueto, ti lascio qualche link per seguire lo chef sui suoi canali social:

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Alla prossima intervista!