Lodovico Tamburi – tra social, cucina e tv
La storia di Lodo, il Food Creator che dai set di Al.Ta Cucina sta conquistando la tv con Gambero Rosso.
Oggi ho l’onore di presentarti un’intervista davvero speciale con un talento culinario che sta conquistando tutti sui social e che, a breve, sarà anche in tv su Gambero Rosso insieme all’amica e collega Lulù Gargari.
Chi è?! Il suo nome è Lodovico Tamburi, conosciuto come Lodo, un giovane chef romano che ha portato il suo estro e la sua personalità esplosiva a Milano.
In quest’intervista piacevole e interessante ci racconterà la sua storia, parlandoci della sua professione di chef, delle sfide affrontate e dei progetti futuri.
Attraverso le mie domande, a volte un po’ audaci e che l’hanno messo un attimo in imbarazzo, ti farò conoscere un Lodo mai visto prima!
Scoprirai che dietro la sua personalità affascinante e divertente, si nasconde anche una persona molto gentile, umile e a tratti timida. Ecco perché alcune delle mie domande lo hanno un po’ spiazzato…
Ma chi è Lodo?
L’ho conosciuto lo scorso aprile durante le riprese di un progetto video ancora top secret e immediatamente ho notato che è un cuoco fuori dal comune. Ride tanto, proprio come me, e ha una passione per questo lavoro che gli fa brillare gli occhi, proprio come succede a tutto il mio team.
Amante delle serie TV e della musica, come noi, in pochi giorni è diventato parte del gruppo come se lavorassimo insieme da sempre.
Quando è presente, c’è un’energia contagiosa nell’aria, insomma, quando c’è Lodo, si sente!
Quindi, preparati a ridere e a scoprire i segreti di questo giovane talento insieme a me
(Ti dico già che l’intervista completa la troverai solo guardando il video, qui nell’articolo ci sono solo alcune domande, le più divertenti meritano di essere ascolt…viste!)
L’intervista a Lodo è qui che frigge!
L’intervista a Lodo è qui che frigge!
Ciao Lodo e grazie per aver accettato, raccontami di te e del tuo percorso come se fosse la prima volta che ci vediamo
Ciao, io mi chiamo Lodo e lavoro come creator di video, ma la mia passione è quella per il food, ho sempre amato tantissimo mangiare fin da quando ero bambino, poi ho capito che per mangiare il cibo bisognava prepararlo, trasformarlo in qualche modo e allora mi sono appassionato alla cucina, si può quindi dire che ho cominciato a quattro o cinque anni e non ho più smesso.
Quando hai deciso di diventare chef e perché hai scelto questa carriera?
Durante l’ultimo anno di liceo, quando stavo iniziando a chiedermi che cosa avrei voluto fare durante l’università. In realtà io avevo le idee chiarissime e volevo fare la scuola di cucina, ma c’è stato un piccolo scontro generazionale con i miei genitori che per il mio bene mi hanno indirizzato verso una preparazione un po’ più solida e quindi verso una laurea, perché avevano paura che se io avessi cambiato idea me ne sarei potuto pentire.
Quindi ci ho litigato un po’, ma alla fine ho seguito il loro consiglio e ho studiato economia, ho fatto triennale e master, un percorso durato sei anni durante il quale pensavo solo alla cucina, sentivo proprio la cucina che mi martellava in testa e poi finalmente a 25 anni sono entrato per la prima volta nella cucina di un ristorante e non ne sono più uscito.
Quali sono stati gli stimoli e le figure fondamentali nel tuo percorso?
Il suo passatempo preferito era andare il sabato mattina al mercato con me, portarmi a vedere i banchetti e insegnarmi a scegliere la frutta e la verdura e capire quanto costava al chilo e dove prenderla: “Se lì prendiamo le albicocche, lì invece prendiamo delle pesche“. Ho osservato e assorbito la passione per il food da parte della mia famiglia e l’ho fatta mia.
E ora? Come hanno preso questa evoluzione?
All’inizio è stata un po’ dura, anche perché io non sono stato particolarmente bravo a spiegargli tutte le mie motivazioni, a trasmettergli la mia passione e a fargli capire che non era tanto un capriccio di gioventù, ma era veramente una scelta, oltre che di pancia, anche abbastanza ragionata.
Poi le cose si sono un po’ aggiustate. Per loro non è facile ragionare come ragiono io, perché sono di un’altra generazione. Quindi ci hanno messo un po’ di tempo, però adesso sono i miei primi fan. Finalmente!
Descrivimi chi sei attraverso le caratteristiche degli ingredienti di un piatto.
Ops! Questa risposta dovrai cercarla nel video dell’intervista, eccolo! 👇
Della Mora non sai praticamente quasi niente, ma a sensazione:
Io sono una ricetta. Chi sono? Che ricetta sono?
Ops! Anche questa risposta dovrai cercarla nel video dell’intervista
Questo lavoro ti ha portato a viaggiare. Dove sei stato e qual è stata l’esperienza più bella?
È cominciato tutto a Bruxelles stavo lavorando lì, ma facevo un lavoro completamente diverso. Finalmente finisco il mio percorso di studio-lavoro, mi licenzio e il giorno dopo comincio a lavorare in un ristorante dove friggevo patatine fritte ed ero felicissimo. Poi da Bruxelles sono tornato a Roma e da Roma sono andato all’Alma.
Poi sono andato a Colorno, all’Accademia di Cucina Italiana di Gualtiero Marchesi e lì ho conosciuto un ragazzo che mi ha raccontato della possibilità di entrare in un ristorante due stelle Michelin a Madrid. Quindi senza pensarci un attimo, ho preso un volo di sola andata per Madrid. Ho fatto una prova, è andata bene, mi hanno preso e sono rimasto lì sei mesi.
Quindi sei rimasto sei mesi lì, ma come mai non hai voluto proseguire?
Avevi degli altri sogni qui?
Era troppo difficile per me proseguire, immagina che io avevo iniziato a lavorare a livello professionale in una cucina a ottobre e sei mesi dopo mi sono ritrovato in un due stelle Michelin a fare quasi il capo partita. Dopo un mese mi hanno proposto di gestire la partita, sono stato altri quattro mesi a fare il capo partita, ma non avevo la preparazione fisica e psicologica per gestire i ritmi che ci sono in quelle cucine. Quindi al 5º mese ho iniziato a soffrire di un po’ di problemi di sonno, di alimentazione e al 6º mese sono andato in lacrime dallo chef. Gli ho detto che purtroppo non riuscivo a reggere quei ritmi e gli ho detto che non potevo continuare, così sono tornato in Italia.
L’arrivo di Lodo a Milano
Come mai la scelta di venire a Milano e non restare a Roma?
Allora questo è successo qualche anno dopo mentre eravamo in pandemia. Io ero tornato a Roma e stavo passando la quarantena lì, casualmente con mia sorella un po’ per gioco un po per noia, abbiamo iniziato a fare dei video di cucina in cui io raccontavo ai nostri amici “Come fare a casa i supplì o la carbonara”, un giorno è cascata dal cielo l’occasione di fare una diretta con Al.Ta Cucina. Loro ogni giorno alle 12:00 facevano una diretta con la community e un giorno è saltato l’ospite che doveva fare la diretta. Mi scrive Simone Mascagni, che è uno dei due founder e che aveva visto casualmente qualche video che avevo fatto con mia sorella e mi ha detto “Senti, abbiamo un buco, fammi questo favore se ti va, domani fai una diretta con la community di Al.Ta Cucina, inventa una ricetta facile che sai fare e lo spazio è tuo.” Io ero abbastanza preoccupato ed emozionato, però poi alla fine ho detto “Sai che c’è? Ma chi se ne frega!“.
Ho fatto questa diretta ed è andata abbastanza bene, è stata molto apprezzata da Al.Ta Cucina e, dopo un paio di mesi, loro cercavano un un cuoco, mi hanno fatto dei colloqui e poi mi hanno assunto, ecco perché sono venuto a Milano.
In cucina è meglio un Pachino o un pelato?
Allora ti direi che forse la cosa migliore è un Pachino pelato, il Pachino pelato vince su tutto 😄
Come hai applicato nella tua cucina quello che hai imparato in Spagna?
Allora quello che ho imparato, che ho veramente assorbito in quel ristorante lì è stata la gestione del della mole di lavoro e della complessità, tutto a un certo ritmo e con una certa precisione.
Quindi non conservato più di tanto tecniche o ricette rivoluzionarie, ovviamente ho imparato tantissimo da quel punto di vista, ma non è quello che mi porto a casa. Mi sono portato dietro una professionalità, un modo di lavorare (che a volte che mi piacerebbe anche lasciar andare e divertirmi un po’ di più) molto molto rigido, molto serio.
Immagina, ero da solo nella mia partita e dovevo fare gli antipasti che erano tre nel menu degustazione da 15 portate e il pane. Per ogni piatto c’erano cinque-sei ingredienti che andavano trattati in modo diverso. Quindi avevo da fare 1.000.000 di cose tutte da solo e appena sbagliavo una cosa dovevo ricominciare da capo. Tanta precisione e tanta velocità… Andare, andare, andare senza pensarci.
Sei stato rapito. I tuoi sequestratori ti lasciano usare i social per far vedere alla gente che ti segue che la tua vita procede in maniera normale. Che cosa fai per avvisare i tuoi follower che c’è qualcosa che non va, ma senza farti scoprire, dai rapinatori?
Cosa condivideresti nelle storie?
Così di primo impatto, la cosa più semplice che mi viene in mente: una carbonara con la panna, mi metto a fare una carbonara, ci metto la panna e inizio a mandare dei segnali alla telecamera. (Anche questa risposta merita di essere vista in video!)
Qual è la tua idea di cucina italiana?
La mia idea di cucina italiana è una una cucina che nasce dalle radici della cultura gastronomica italiana, quindi dalle nonne e dalle zie, dai vecchi libri di cucina. Diciamo rinfrescata un po’ con tecniche più contemporanee, magari anche l’utilizzo e la proporzione tra grassi, proteine, fibre e verdure per renderla leggermente più sana, più digeribile, più buona in generale.
E qual è la tua fonte d’ispirazione per creare nuove ricette?
Mmm, un po’ di tutto. Devo dire che da questo punto di vista internet funziona benissimo, tra YouTube e Instagram appena uno inizia a cercare anche la stessa ricetta, fatta da persone diverse, può avere delle sfumature diverse.
Io “rubo” anche dagli altri, a volte semplicemente con gli occhi, poi collego quello che so fare io con un’iniziativa o uno spunto di qualcun altro.
Hai una missione, devi preparare una cena veramente hot.
Dopo averla preparata, cosa fai? Assaggi o te ne vai?
Oh nooo! Anche questa risposta dovrai cercarla nella video intervista… 😅
Quale è stato il momento più imbarazzante che hai vissuto in cucina?
Sai che ci pensavo proprio ieri? Allora, il momento in cui mi volevo proprio sotterrare, volevo scomparire dalla faccia della terra è stato durante la mia seconda esperienza professionale.
Era un ristorante ed è tuttora un ristorante bellissimo di Roma, che si chiama Retrobottega. Ero andato lì a fare lo stage ed ero stato così fortunato da trovare uno chef che mi ha insegnato a fare la pasta fresca e ovviamente usavamo una sfogliatrice, quindi una macchina meccanica che tira la pasta per stenderla il più sottile possibile.
Nonostante io fossi stato istruito per poterla pulire al meglio, dovevo stare molto attento, perché era una macchina delicatissima.
Ho fatto di testa mia, ho acceso la macchina con il pennello per pulire i rulli pieni di farina e… il pennello si è incastrato dentro i rulli, ha spaccato tutto, facendo migliaia di euro di danni. Se ci penso, mi vengono i brividi per quello che mi ha detto lo chef quel giorno, però è stata una bella lezione forte. Non è più successo.
Sai quelle volte in cui i tuoi genitori sono così tanto arrabbiati che non ti dicono niente ma ti guardano e ti uccidono con lo sguardo. È andata così, è andata così.
Quando lui è venuto a saperlo, è venuto di là, mi ha guardato e io ero sicuro che mi avrebbe cacciato, perché era tipo anche la seconda settimana in cui io lavoravo lì, ero ancora in prova. Ho detto “adesso mi caccia“, mi stavo levando il grembiule. Invece no, è stato un signore, ovviamente mi ha massacrato però mi ha detto “Tu rimani, la stendi a mano e rimedi al problema che hai creato, poi tutto si risolve, la mandiamo ad aggiustare.”
Sono rimasto lì tre mesi ed è stato sufficiente per capire che avevo bisogno di una base, di una preparazione un po’ più solida se volevo arrivare a dare una mano in quel genere di ristoranti.
Ok, allora adesso immagina di essere un ingrediente speziato che fa impazzire i sensi. Come descriveresti la tua calda personalità culinaria e quali piatti sarebbero perfetti per esaltarla?
(F4 lui basito)
Oooook… Questa mi mette un botto in difficoltà, però ci proviamo. Devo dire che ho una passione, anche se non sono un esperto, per la cucina asiatica. Quindi alte temperature, cotture veloci, sapori belli strong. Come spezia quindi ti direi salsa di soia, dove la metti sta bene e già ti dà un livello in più di sapore.
La metterei sicuramente in una di quelle ciotole di noodles o pattaya o ramen, quindi pasta, però bella sugosa, bella condita.
Qual è il piatto della tua regione che preferisci e come lo prepari?
È difficile. Oggi ti rispondo in un modo, domani ti rispondo in un altro. Ce ne sono tantissimi. Sicuramente una cosa che mi fa impazzire sono i supplì, i supplì al telefono romani, penso che potrei non smettere mai di mangiarli.
Li preparo molto semplicemente, si fa un riso che poi si fa cuocere in un sugo di pomodoro condito, si fa raffreddare, si tiene abbastanza al dente, perché poi dovrà cuocere in frittura. Quando è freddo si può plasmare con le mani, ci si mette un bel pezzo di mozzarella dentro, si passa in farina, uovo, pangrattato e si frigge come se non ci fosse un domani
Raccontaci qualcosa di Gambero Rosso e del programma in uscita!
Allora Gambero Rosso è stata una delle cose più belle che mi sia capitata negli ultimi tempi, anche questa totalmente random, un po’ com’era stato con Al.Ta Cucina durante la quarantena.
Un giorno mi chiama la direttrice di produzione e mi dice: “Ho visto dei video che hai fatto con con Al.Ta Cucina. Ci piacerebbe fare un programma insieme”.
Inizialmente abbiamo fatto questo primo programma in collaborazione con Al.Ta Cucina e Gambero Rosso e poi abbiamo girato il secondo fatto in collaborazione con una mia amica che è Lulù Gargari.
Siamo io e lei insieme in cucina che riceviamo un tema per la puntata e cuciniamo entrambi una ricetta, dandoci una mano oppure mettendoci i bastoni tra le ruote. È venuto veramente molto carino ed esce tra pochissimi giorni!
Devi convincere gli alieni a non distruggere l’umanità. Cosa gli cucini?
Oh Oh… Cerca la risposta qui!
Siamo arrivati alla fine dell’intervista, anzi no!
Ci sono ancora alcune domande che ho fatto a Lodo, ma che trovi solo nell’intervista video, eccone alcune:
- Progetti per il futuro?
- Se potessi scegliere solo un ingrediente da utilizzare per il resto della tua vita, quale sceglieresti?
- Qual è la ricetta che secondo te piace a tutti, ma a te proprio no?
- Cosa cucine resti per stupire chi hai di fronte?
- Qual è il piatto più iconico o significativo che hai creato?
- Scegli: Potrai mangiare per sempre solo il tuo piatto preferito oppure mai più e mangiare tutto il resto.
- Qual è il tuo piatto preferito da cucinare quando sei nervoso? Ha un effetto particolare sul tuo umore?
- Svelaci il trucco per far venire perfetta la cremina della cacio e pepe!
- Qual è il piatto più difficile che hai mai preparato?
- Ok, adesso ti abbiamo conosciuto. E se invece tu volessi fare una domanda per conoscere meglio i tuoi follower, che cosa chiederesti?
Ma non è finita qui! Insieme al mio team stiamo lavorando con lui a un progetto fantastico che presto sveleremo sui nostri social media. Quindi, seguici per rimanere aggiornato su tutte le nostre avventure culinarie e non perderti nemmeno una delle nostre strabilianti novità!
Ti aspettiamo!